Natalia Brilli opera per diversione, affascinata dall'oggetto come entità, che utilizza come punto di partenza considerato più come un “ready-made” nel senso proposto da Marcel Duchamp. Utilizzando generalmente una tecnica di fasciatura degli anni '30-'40, nasconde la matrice sotto un sottile strato di pelle provocando così un allontanamento della realtà rispetto alla sua rappresentazione. Questa tecnica di avvolgimento, che gioca sulla mimesi formale, si alimenta di numerosi monocromi che permettono all'oggetto di conquistare ancora una volta lo spettro del sensibile.